Fuffologia, tutto quello che devi sapere sulla cura della lana e del cachemire

Fuffologia, tutto quello che devi sapere sulla cura della lana e del cachemire

La parola “fuffa” si usa tantissimo a Milano e nel corso nel tempo è scesa lungo la penisola, io l’ho sentita un milione di volte per indicare l’inutile, il superfluo. Solo oggi ho scoperto che la fuffa è proprio quell’inutile lanetta che viene fuori sui capi a causa dello sfregamento. Quegli odiosi pallini che fanno la differenza tra un maglione nuovo e uno drammaticamente invecchiato e da archiviare.

Tra le cose più divertenti che ho incontrato cercando materiale per questo post, c’è un articolo di wiki how che spiega come comportarsi per evitare che si creino i pallini sui nostri capi. L’articolo consigliava di alternare gli indumenti, fino a qui tutto bene, anche se si tratta solo di un rimandare il problema nel tempo. Andava avanti consigliando di non usare borse o zaini e di limitare l’attrito dei capi con le superfici. Praticamente impossibile. Ma perché, per dire la verità, è impossibile eliminare del tutto il pilling dalle nostre vite.

Che cos'è il pilling

Il pilling è un fenomeno del tutto naturale che colpisce tutti i tessuti. Quando un tessuto viene sfregato le fibre che lo compongono diventano meno compatte si ingarbugliano e sviluppano minuscole sfere di filato (pill) che tendono a fuoriuscire. Questo succede chiaramente durante l’utilizzo ma anche durante il lavaggio, è quindi determinante lavare i nostri capi con prodotti delicati che non aggrediscano le fibre.

La cura dei capi

Inutile dire che tutti abbiamo tra i detersivi quello specifico per lana è delicati ma possiamo essere ancora più specifici scegliendo uno shampoo appositamente creato per lana, come il sapone ai fiori di olivo di Rifò, che oltre ad essere super delicato sui maglioni è anche completamente biodegradabile e prodotto a filiera corta. Per il lavaggio rimangono poi poche semplici istruzioni... I capi in lana vanno lavati in acqua morta, come la chiamava mia madre: quando ci metti la mano non devi sentire nulla (tra il 20° e 30° quindi). Se lavi a mano metti l’ammorbidente nel penultimo risciacquo, non strizzare mai, ma avvolgi i tuoi maglioni in un asciugamano per rimuovere l’acqua in eccesso. Se lavi in lavatrice (come la sottoscritta) scegli un programma apposito con una centrifuga delicata. Ultima accortezza: stendi i tuoi capi in orizzontale e magari su di un asciugamano (così non solo eviterai che le fibre si allunghino ma anche le fastidiose righe lasciate dallo stendino) e in prossimità di un termosifone, si asciugheranno prima e l’aria calda che sale darà più movimento ai peletti del cachemire lasciandolo più morbido.

In generale, la lana è il materiale che, per sua forma e natura, ha la tendenza ad invecchiare più visibilmente. Più indossi un capo e più questo avrà probabilità di rovinarsi, soprattutto sotto la manica, dove il braccio sfrega sul tronco, o sul fondo, dove sfrega con cappotti e borse. E’ evidente anche che più alta è la qualità del filato che compone il capo più tempo ci vorrà perché questo avvenga, proprio perché tra gli elementi di qualità c’è una certa “compattezza” delle fibre che compongono il filato. I nostri amici di Rifò si sono posti il problema perché lavorano fibre rigenerate che sono più corte e leggermente meno compatte rispetto a quelle della lana vergine. Hanno messo in atto due strategie per la soluzione di questo annoso problema. Da un lato, hanno scelto di non esagerare con ammorbidenti e prodotti chimici, trovando il giusto compromesso tra solidità delle fibre e morbidezza della maglia. Dall’altro hanno realizzato il pettinino Johnny, perché si, in ultimo, l’unica soluzione per non essere coperti di fuffa è essere onesti con se stessi!