Sappiamo tutti che il black friday, importato direttamente dagli stati uniti, è il venerdì dopo il giorno del ringraziamento e da il via allo shopping natalizio grazie ad una politica di prezzi ribassati. Ma perché si chiama black friday? Ci sono due versioni della storia. Una fa riferimento al colore dell’inchiostro usato per compilare i registri contabili, il rosso per i giorni di perdita e il nero per i giorni di guadagno. La seconda è invece fa riferimento al traffico che diventa così intenso da congestionare tutta la città.
Il black friday e l'impulso all'acquisto
Quest’ultima versione si può benissimo riportare a quello che succede oggi il quarto venerdì di novembre e nei giorni successivi: dopo la pandemia il black friday si è spostato essenzialmente online causando un movimento ancora più importante dei furgoni per la consegna a domicilio, perlopiù alimentati a diesel e quindi fonte di grande inquinamento. Inoltre Business Insider ci racconta che se normalmente un ecommerce ha un tasso di merce resa dell’8%, dopo il Black Friday questo sale fino al 30%. Questo non solo evidenzia quanto gli spostamenti causate dalle vendite per il black firday siano fonte di un inquinamento ulteriore ma dimostra anche che si tratta di acquisti impulsivi, non ragionati e spesso sbagliati.
Il bisogno di rispondere alla chiamata della “promozione” del momento è il perno su cui poggia la produzione massificata e il modello ultra consumistico che devasta l’ambiente in cui viviamo in ogni sua fase. Riempiamo i nostri armadi e le nostre case di oggetti inutili, che hanno probabilmente inquinato nella fase produttiva, e che poi inquineranno di nuovo quando finiranno nelle discariche. Di nuovo, questo succede a maggior ragione durante il black friday, perché le maggiori voci di acquisto sono oggetti tecnologici (spesso legati all’obsolescenza programmata) e giocattoli.
Lo slow living e il tempo della scelta
Come sempre la scelta è in mano nostra. Possiamo decidere di mettere un freno al consumo sfrenato, di sganciarci dalle logiche del marketing e non comprare. Oppure comprare solo ciò che veramente ci è necessario, in questo secondo caso bisogna però fare attenzione perché non tutte le promozioni del black friday sono reali. Può accedere che vengano rialzati i prezzi per poi scontarli per esempio, oppure di essere pressati dal “fino ad esaurimento scorte” quando invece le scorte sono ampie o ancora la possibilità, anche se più remota, di trovarsi di fronte a merce contraffatta.
Per sostenere chi sceglie comportamenti d’acquisto consapevole è stato istituito green friday: un giorno di consumo lento e cosciente, che faccia da contrappunto agli acquisti sfrenati. Alcune aziende decidono anche di devolvere parte dell’incasso del quarto venerdì di novembre ad associazioni benefiche. Ma perché scegliere di farlo un solo giorno durante l’anno? Secondo noi l’approccio “green friday” al consumo dovrebbe essere un esercizio quotidiano, imparare lentamente a staccarci da quella dipendenza che ci fa scrollare sui nostri smartphone alla ricerca di qualcosa da comprare, magari cercando anche di ingannare noi stess* dicendoci che quella cosa “ci serve davvero”. Allora per esempio troviamo che per opporci al consumo sfrenato del black friday la scelta migliore sia il no buying day, se siete in giro e vi di passare a raccontarci la vostra scelta, noi siamo qui con un sorriso e magari un caffè!